Il 2 dicembre si è svolto il corso di secondo livello "Vita sotto il Carso, vademecum per speleologi", organizzato dal Gruppo Grotte del Club Alpinistico Triestino con il patrocinio della SSI. La mattina si è svolta nella sede del Club Alpinistico Triestino (CAT) dove i docenti Sergio Dolce (ex direttore del Museo di Storia Naturale di Trieste) e Andrea Colla (attualmente preparatore entomologo della sezione invertebrati dello stesso Museo), hanno intrattenuto i numerosi corsisti su tematiche che riguardavano l'osservazione, la raccolta di dati scientifici, la documentazione, le tecniche di raccolta e di conservazione di eventuali reperti che si possono rinvenire nelle grotte, sia durante le fasi di esplorazione che in una normale visita ipogea. Particolare attenzione è stata rivolta alla legislazione vigente riguardante la raccolta di reperti di varia natura, mettendo in evidenza i vari divieti a seconda che si tratti di fossili, di reperti archeologici o di reperti faunistici sia di vertebrati che di invertebrati. I temi sono stati illustrati da una ricca proiezione e dalla illustrazione di strumenti e oggetti adatti alla raccolta, al trasporto e alla conservazione di eventuali reperti. Nel caso non fosse possibile raccogliere per motivi oggettivi o per i divieti vigenti, è stato messo in evidenza come documentare e quali devono essere i dati di "corredo" dei reperti rinvenuti.
Dopo una breve pausa, corsisti e docenti si sono trasferiti sull'altopiano carsico per visitare, a scopo dimostrativo, la
grotta Azzurra di Samatorza (34/257 VG) e la
grotta Cosmini (424/561 VG).
La prima, sicuramente di grande interesse archeologico per gli scavi che hanno messo in luce resti del Neolitico e del Mesolitico, è anche una grotta abitata da molte specie troglofile e troglobie. È stato possibile osservare esemplari di cavallette cavernicole (Troglophilus neglectus), di lepidotteri del gen. Triphosa, un esemplare del diplopode Brachidesmus subterraneus, di crostacei ciechi come Niphargus stygius e Titanethes albus, nonché nove esemplari di chirotteri, di cui sei appartenenti alla specie Rhinolophus ferrumequinum e tre individui di Rhinolophus hipposideros.
La Grotta Cosmini, interessante per la tipica morfologia di inghiottitoio lavorato da antiche acque, risulta molto asciutta e scarsamente abitata da fauna cavernicola. Un tempo vi nidificava l'allocco (Strix aluco), di cui sono stati individuati i resti di un cranio nella parte mediana della grotta. Ciò ha permesso di spiegare che le ossa recenti (e quindi sicuramente non fossili) si possono raccogliere ed è stato messo in evidenza come trasportarle senza danneggiarle. Considerando la buona riuscita di questo incontro, il CAT, anche su proposta di molti corsisti, appartenenti a diversi gruppi speleologici della regione, ha raccolto l'invito di proseguire con ulteriori approfondimenti in materia di biospeleologia nel 2018.
Sergio Dolce