"Questo è un bellissimo bosco montano composto prevalentemente da faggio e abete bianco. Che poi l'abete bianco (Abies alba) tradizionalmente è il vero albero di Natale, ma oggi vengono commerciate altre specie come l'abete rosso (Picea excelsa)". Sto chiacchierando sull'aspetto naturalistico-ambientale della foresta dell'altopiano del Nanos con Pietro Spirito, mentre ci incamminiamo verso la Mali Ladenik, una grotta a suo tempo usata come cava di ghiaccio. In realtà erano molte le grotte dalle quali in passato si estraeva il ghiaccio: l'attività era sicuramente molto redditizia e doveva proprio esserlo se si pensa al lavoro faticosissimo portato avanti con scarsità di mezzi. Oggi fatichiamo anche noi; infatti siamo carichi di zaini pesanti e di sacchi pieni di materiale speleo, tanto da sembrare due sherpa! Dopo circa un'ora di cammino raggiungiamo la dolina nella quale si aprono la Mali Vipavski Ledenik (906 del catasto sloveno) e lo Slapensko Brezno pri 916. Si tratta di due ampi pozzi paralleli e verticali che raggiungono rispettivamente 50 e 41 m di profondità. Lo scopo è di scendere per appurare se esiste ancora neve o ghiaccio sul fondo. Allestisco un armo sicuro partendo da un grande abete e poi da un faggio che cresce vicino all'orlo. Appena siamo pronti cominciamo a scendere.
Riusciamo a raggiungere un terrazzo dove comincio a cercare la possibilità di realizzare uno spezzamento: di spit e/o fix neanche l'ombra, ponti naturali nemmeno. In compenso la roccia è molto franosa ed infatti due blocchi si staccano e piombano giù nell'abisso. Sporgendoci per quanto possibile riusciamo a vedere il fondo dell'abisso: di neve e ghiaccio non c'è alcuna traccia. Breve considerazione sui cambiamenti climatici e rapida decisione di risalire. Decidiamo anche che non vale la pena proseguire il cammino per andare a vedere la Veliki Vipavski Ledenik dove potrebbe ripetersi la stessa situazione. Ritornati al parcheggio nei pressi dell'agriturismo Abram (per la cronaca chiuso in quanto apre solo nei weekend), valutiamo l'ipotesi di fare una capatina alla Grande Paradana e quindi ci spostiamo con l'auto in Selva di Tarnova fino al parcheggio della Riserva Naturale dove si aprono la Grande Paradana (Velika ledena Jama), la Piccola Paradana (Mala ledena Jama e la Grotta presso la Piccola Paradana (Jama pri Mali ledeni jami).
Scendiamo nella profonda dolina e circa a metà discesa percepiamo distintamente e bruscamente il punto di inversione termica. Da quella quota in giù la temperatura sarà sempre più bassa. Tutta la struttura è una vera trappola di aria fredda che rimane stratificata sul fondo. All'ingresso della grotta, dove il sentiero finisce su una specie di ballatoio, è sistemato un termometro: temperatura 3 °C! Ma noi non siamo ancora contenti. Scendiamo la ripidissima china detritica dove in qualche punto affiora ancora un po' di neve ghiacciata, fino ad arrivare in una zona meno ripida dove il terreno è formato da massi e pietre sparsi e in parte inglobati nel ghiaccio. Alla fine raggiungiamo il grande deposito di ghiaccio, una specie di "lago" interamente solido di alcuni metri di spessore. Ci guardiamo attorno nella vasta caverna e pensiamo a quando veniva usata come cava di ghiaccio. Pensiamo al duro lavoro per far uscire i blocchi dal fondo di quell'antro e portarlo fuori, per poi portarlo a vendere nei paesi e nelle città e, a quanto ci viene tramandato, per esportarlo fino in Egitto. Scattiamo alcune foto e risaliamo in superficie. Sinceramente non vedo l'ora di ritornare al sole dopo la breve permanenza in questo fantastico freezer naturale! Sergio Dolce