Dal 1 al 11 agosto si è svolto il campo speleologico sugli altopiani di Avgherinos e del Vikos nella regione della Zagoria, la parte settentrionale più estrema della catena del Pindos, compresa nel Parco Naturale del Vikos - Aoos.
L’iniziativa organizzata e coordinata dal Club Alpinistico Triestino ha visto la partecipazione attiva della Società di Studi Carsici "A. F. Lindner" di Ronchi dei Legionari e del Centro Ricerche Carsiche "C. Seppenhofer" di Gorizia.
La collaborazione e la suddivisione dei compiti tra i 14 speleologi regionali hanno permesso di ottenere degli ottimi risultati e di completare totalmente il lavoro che il team si era prefissato, altrimenti impossibile senza la partecipazione e l'impegno di tutti.
Il progetto denominato Spyli.A.S. (Spylia Avgherinos Surveys) in accordo con il Ministero dell’Ambiente Greco, con il gruppo SELAS di Atene e con l’Hellenic Speleological Society, aveva come obiettivo principale la stesura dei rilievi topografici e l’approfondimento scientifico di cavità già conosciute e scoperte nel corso di altre spedizioni internazionali i cui risultati non sono mai stati elaborati e consegnati né alle autorità del Parco né ai gruppi speleologici ellenici.
La regione della Zagoria è costituita da 46 paesi di montagna molto semplici ma dall’architettura e dai panorami straordinari tanto da farli rientrare nei siti patrimonio dell’UNESCO. Ogni paese come da tradizione, ha la sua chiesa ortodossa, una taverna e una piazza con al centro una quercia secolare, punto di ritrovo degli anziani che ritornano nelle loro antiche dimore su questi altopiani a ripararsi dalla calura estiva.
La totale predominanza della pietra grezza mimetizza perfettamente le case abbarbicate su rocce strapiombanti o ai piedi delle montagne, uno di questi paesi, Vradeto, è stato il nostro campo base e punto di partenza dell’attività. Ultimo avamposto della regione, Vradeto, posto a una altitudine di circa 1300 metri, è chiamato “Il balcone della Za-goria” grazie alla sua posizione strategica su una estremità del più grande canyon d’Europa, il Vikos, spaccatura perfetta lunga 12 km e profonda 900 metri che separa il frastagliato altopiano di Stouros dalle lande assolate di Astraka e dalle cime del Gamila.
Gli speleologi erano suddivisi in tre squadre alle quali era stata assegnata una zona da indagare: gli altopiani a ridosso del Vikos, le zone poste alle quote di 1200 - 1300 metri degli altopiani di Avgherinos e le zone più alte degli stessi fino all’area denominata “Micro Canin” tra i 1500 e 1600 metri. Per ogni cavità è stato redatto il rilievo topografico e cercate nuove prosecuzioni.
In una, un “simpatico” traverso, ha permesso di scendere altri due nuovi pozzi paralleli a quello principale trovando, alla base di una delle verticali, un esemplare di vipera passato purtroppo a miglior vita, l’animale è stato comunque raccolto per la determinazione.
Le altre scoperte sono state due grotte nuove: un pozzo profondo 18 metri e uno 150 metri, entrambi finiscono con un bel fondo piatto dalla pianta regolare, un classico di quasi tutte le verticali della zona.
In alcune cavità sono stati effettuati dei campionamenti di fauna ipogea, perlopiù artropodi e anellidi, sono stati prelevati anche dei campioni di roccia, sia internamente che esternamente, per le analisi petrografiche.
Il paesaggio geologico che ha fatto da scenario alle nostre attività è molto vario: da “foreste di pietra” date da torri formate dagli strati di maiolica plasmati e piegati dalle compressioni tettoniche, a colline di flysch, a plateau formati da blocchi di calcarenite lavorati dall’acqua ricchi di kamenize, piccoli karren e tipiche morfologie epigee di corrosione.
Le numerose fratture vedono la loro naturale prosecuzione nelle strutture ipogee condizionandone la struttura e lo sviluppo.
Le morfologie principali sono i pozzi, probabilmente ex inghiottitoi raramente concrezionati, che si aprono principalmente nella maiolica o a contatto tra quest’ultima e i calcari, numerose le intrusioni di livelli neri di argilla sia lineari che a “noduli” che regalano alle grotte un caratteristico aspetto maculato.
Al contatto tra flysch e maiolica, lungo le fratture e condizionate da faglie, si aprono le cavità la cui parte verticale è data dall’approfondimento della frattura stessa o dall’incrocio di più fratture mentre le parti orizzontali sono caratterizzate da stretti passaggi tra fragili lame di argilla concrezionata.
42 le grotte scese, topografate e fotografate con una profondità compresa tra i 5 e i 150 metri per una media di 50 metri.
Al termine della spedizione la delegazione italiana è stata accolta dal Primo Cittadino, Gabriel Papanastasiou, del paese di Aspargelii, sede del Parco Naturale. Stupito dalla moltitudine di grotte non segnalate in un’area di un paio di chilometri, il Sindaco ha invitato gli speleologi italiani a intraprendere ulteriori iniziative e a continuare l’attività speleologica iniziata in quelle zone, rimangono ancora aree non battute e sicuramente altri potenziali esplorativi.
Appena i dati sono elaborati e le analisi effettuate, verrà stilato un report sia tecnico che scientifico da consegnare alle autorità e ai gruppi speleologici greci.
La spedizione è stata possibile grazie al contributo del Comune del Trieste.
Clarissa Brun e Massimo Razzuoli
Il team di "Spylias": Da sinistra, davanti: Massimo Razzuoli, Clarissa Brun, Loredana Romanazzi, Maurizio Tavagnutti, Luca Visintin.
Dietro: Alessandro Cernivani, Tiziana Varcounig, Antonio Torre, Ugo Stocker, Elisabetta Miniussi, Erika Jurisevic, Marco Cesarec, Franco Gherlizza, Sara Sfiligoi.