Sono stati più di 30 i partecipati al corso di secondo livello dedicato alla speleobiologia. Un corso coinvolgente, interessante, iniziato in sede, al Cat, con tre lezioni teoriche, per capire cosa avremmo poi potuto vedere in grotta. Insegnanti pazienti ed entusiasti sono stati due soci del Cat: Sergio Dolce, ex direttore dei Civici Musei Scientifici di Trieste, biologo con una grande passione per l’erpetologia, e Andrea Colla, entomologo del Civico Museo di Storia Naturale di Trieste. Con l’aiuto di foto, diagrammi, rilievi e disegni Dolce ha raccontato il Carso triestino e l’ambiente delle grotte e poi le peculiarità del vertebrati del Carso ipogeo. Colla, poi, ha dedicato il suo intervento agli invertebrati. Sono state lezioni intense: ci hanno ricordato che nel buio assoluto delle grotte crescono solo muffe, perché non hanno bisogno di fotosintesi, hanno svelato che c’è una relazione tra i cambiamenti climatici e la scoperta di nuove specie troglobie e ci hanno fatto riflettere sul fatto che la grotta Noè si trovi sulla linea ipotetica del Timavo e che potrebbe rappresentare un antico livello di base. Dopo due ore e mezza circa di lezione ci siamo goduti la pausa - con pizza e le delizie vegane dell’Associazione Culturale Naica - e poi abbiamo raggiunto la voragine di Štorje, un grande portale con una profondità di circa 60 metri. Qui Dolce, Colla e Gianfranco Tomasin ci hanno mostrato “dal vivo” un prezioso Neobisium spelaeum istriacum, uno speudo scorpione raro e affascinante, depigmentato, con chele lunghissime e pelose. Abbiamo scoperto farfalle fagocitate dalle muffe, boli di allocco dove si riconoscevano resti di ghiri, alghe azzurre che parevano una tappezzeria in velluto, ma soprattutto abbiamo ricevuto consigli e suggerimenti preziosi per riuscire a scoprire, da soli, dove si celano i veri abitanti delle grotte.
Anna Pugliese