Pulizia dell'Abisso del Diavolo

 

rifiuti abisso del diavoloGià due anni fa, avevamo pensato di pulire questo Abisso; poi gli impegni e il poco tempo a disposizione ci hanno fatto cambiare idea e quest’anno, finalmente, abbiamo potuto realizzare anche questa piccola impresa. Un bel modo per festeggiare i 70 anni del Cat.

Avevamo già visitato la grotta negli anni precedenti, poi, decisi a compiere la pulizia, ci siamo recati nella grotta per un primo sopralluogo all’inizio dell’anno (era febbraio) e per valutare come predisporre il materiale per il recupero dei grandi sacchi (big bag).

Moreno aveva già chiare le idee, e il confronto con Gianfranco e Christian è stata quasi una formalità, modificando solo in parte ciò che aveva previsto. Ad aprile una mail informava tutti i soci che in Giugno ci sarebbe stata questa iniziativa in modo da lasciarsi liberi dagli impegni e contribuire alla buona riuscita di questa attività. In maggio invece le mail inviate alla Guardia Forestale, al Comune e all’Acegas comunicavano la nostra intenzione di pulire l’abisso di 124 metri e riportarlo alla sua naturale bellezza. Il 2 Giugno abbiamo iniziato i preparativi in modo da essere pronti per i week end successivi. Portato il materiale sul luogo, abbiamo messo in sicurezza un bordo del pozzo, da dove sarebbero usciti i big bag; quindi è stata attrezzata una “via di discesa” lontana dalla verticale del pozzo, in  modo da poter salire e scendere indipendentemente dalla presenza o meno dei sacchi. Per quanto si tratti di una via con molti frazionamenti, molti hanno apprezzato la discesa ben diversa da quella classica. Chi voleva poi ha avuto anche la possibilità di visitare il pozzo del ramo laterale. Giornata particolarmente impegnativa e faticosa, terminata alle 16, ma che ci ha permesso di essere pronti per il week end successivo. rottami abisso del diavolo

Il ritrovo era fissato alle 8.30 direttamente sul posto e puntuali hanno aderito all’iniziativa 12 soci e due amici dell’Alpina che ci hanno raggiunto successivamente. Pochi accordi preliminari e ci siamo divisi in tre squadre. Una all’interno che, giunta sul fondo, doveva iniziare la pulizia vera e propria, inserendo il materiale nei big bag; una a metà “strada” dove era stato sistemato un deviatore” e l’altra all’esterno che avrebbe provveduto a rifinire “l’impianto di risalita” dei sacchi.

Attrezzati con guanti, mazzette e sacchi (mescolata alla buona volontà) il lavoro è avanzato veloce; c’erano molti barattoli, latte, ferri di vario genere, materiali ingombranti ma tutto sommato facili da metterli nei sacchi. Più impegnativo è stato il lavoro per “recuperare” l’auto che giaceva ai piedi del pozzo. Dopo aver provveduto a spostare sassi e macigni che la “addobbavano”, l’abbiamo “tagliata” a metà; quindi con mazza e scalpello, forza e ingegno, muscoli e parole la mezza macchina è stata sezionata ancora un bel po’ in modo che motore, sospensioni e carrozzeria (o quello che restava) fossero di un peso non troppo eccessivo da sollevare e infilare nei big bag. Quasi a metà dell’opera, un suono minaccioso giungeva alle nostre orecchie: “Da esterno a fondo pozzo: semo pronti”. Era la squadra esterna che ci avvisava di essere pronti per il primo recupero. Lo eravamo anche noi e dopo pochi minuti ecco il primo saccone sollevarsi “dolcemente” e avviarsi all’esterno. Vedere un sacco che mentre lo riempi ti sembra enorme e dopo pochi attimi che viene sollevato da terra vederlo rimpicciolirsi sempre di più, è davvero un’emozione forte. Ma la sicurezza e l’incolumità viene prima di tutto e quindi dopo aver verificato che saliva senza problemi ci siamo messi tutti in fondo alla grotta per non rischiare brutte sorprese. Il recupero è stato veloce e dopo aver spedito altri quattro sacchi all’esterno, potevamo essere soddisfatti del lavoro e risalire in superficie. Erano già le quattro del pomeriggio.

macchina abisso del diavoloL’appuntamento era per il giorno successivo, sempre alle ore 8.30. In dieci eravamo presenti e lo schema non è cambiato. Una squadra all’interno per coordinare i lavori dal basso, e terminare la pulizia dei piccoli “residui” rimasti; una a metà “strada” per vigilare costantemente sulla risalita dei big bag, appesi alle pareti e una all’esterno. Il recupero ha funzionato egregiamente segno che l’esperienza precedente e le migliorie apportate in mattinata erano state significative. Il gran caldo all’esterno si contrapponeva alla frescura di chi stava sotto. Le ore sono passate veloci: altri sei sacchi sono stati trasportati in superficie. Avevamo finito la fase operativa. Nessun incidente, nessuna sorpresa, nessun danno a materiali o persone. Una grotta restituita alla natura, la soddisfazione di un lavoro fatto bene e con cura, una grotta nuovamente “naturale”.

Stanchi, ma soddisfatti siamo usciti dall’abisso e sistemati gli ultimi dettagli: mettere in sicurezza il bordo esterno dell’abisso e recuperare tutto il materiale usato; prima di lavarlo e sistemarlo in sede però, siamo andati a festeggiare la buona riuscita dell’iniziativa soddisfatti anche di aver impiegato meno tempo del previsto perché il tutto ha funzionato alla grande.

Già lunedì, i primi materiali sono stati prelevati dal personale dell’Acegas e il mercoledì successivo tutto era concluso: l’ambiente esterno alla grotta era pulito, le corde lavate, il materiale messo in ordine nel magazzino. Cos’altro c’era da fare? Qualche mail da spedire al Comune e alla Forestale e poi… Poi aspettare con pazienza il certosino lavoro che Daniela sta già facendo. Riprese e foto sono opera sua, che con pazienza sta visionando, tagliando, incollando per avere alla fine un video che ripercorrerà le tappe di questa iniziativa. Altro? Certo, il pensiero già corre alla prossima grotta da pulire.

Prima

https://www.cat.ts.it/gallery/thumbnails.php?album=273

durante

https://www.cat.ts.it/gallery/thumbnails.php?album=303

dopo

 

Sergio Vianello e Moreno Tommasini

 

ARTICOLO SUL PICCOLO 1 Luglio 2015