La Grotta dell'Acqua 125/135 Vg

Numero del catasto regionale del Friuli Venezia Giulia: 125

Numero vecchio catasto della Venezia Giulia: 135 VG

Link scheda del Catasto

 

PER RAGGIUNGERE LA GROTTA

per arrivare acquaPer raggiungere la grotta, da Aurisina si prende la strada per San Pelagio e quindi quella per Ternova Piccola (Comune di Duino - Aurisina, TS) nei pressi della fermata dell'autobus n° 43. Giunti in questa località, si percorre la via principale fino ad arrivare ad un’abitazione privata posta sulla sinistra dove termina la strada asfaltata e si apre la biforcazione di due carrarecce. Si lascia l’auto nel piccolo posteggio e si prosegue a piedi prendendo la carrareccia di sx, poi si segue il sentiero n° 10 che porta alla Grotta di Ternovizza, evidenziato da un quadrato colorato d’arancione e cerchio bianco centrale disegnato su di un sasso. Proprio davanti l’ingresso di quest’ultima, un piccolo sentiero battuto dal passaggio, scende a sx abbandonando quello principale. Lo si percorre mantenendo la dx alla successiva biforcazione. Dopo una dolina a fondo piano che rimane sulla sx si comincia a salire passando attraverso una vegetazione tipicamente carsica fino a raggiungere un boschetto caratterizzato da carpino nero, castagno, rovere, nocciolo, ecc. e da muretti di pietre. Ad un certo punto del cammino e quasi giunti alla sommità del colle si può osservare sulla sx una curiosa disposizione di pietre disposte a cerchio. Proseguendo, il sentiero si confonde con la bassa vegetazione e con i tronchi secchi riversativi sopra e bisogna far attenzione a non perderlo di vista. Raggiunta la cima della collina si scende verso Nord seguendo dei segni rossi contrassegnati sugli alberi. Mano a mano si notano sempre più spuntoni calcarei affioranti e la nostra discesa termina in corrispondenza di un sentiero ben segnato che delimita il confine Italia/Slovenia seguendo il quale si arriva davanti all'ingresso della grotta e passa parallelo all’ampia valle che si apre davanti a noi: il Solco di Brestovizza.

Alla nostra sx ecco l’ingresso principale della Grotta di Boriano ricoperto da edere, rovi, muschio, arbusti e contraddistinto da dei massi e da piani di strato. L’ingresso non è agevolissimo, infatti, è in discesa e sdrucciolevole ma affrontabile facilmente usando prudenza (Elisabetta Predebon, Gruppo Speleologico Sacile, in Studi e Ricerche, numero unico 2011, modificato). Circa 50 minuti a piedi.

DESCRIZIONE

ingresso grottaQuesta cavità naturale si apre nel versante meridionale del Solco di Brestovizza esattamente lungo la linea di confine Italia - Slovenia. E’ nota da molti anni, infatti il primo rilievo risale al 1899 (Bertarelli e Boegan 1926), però, a causa della sua posizione particolare fu poco frequentata dagli speleologi dalla fine della seconda guerra mondiale fino all’indipendenza della Slovenia, poiché il confine era pattugliato dalle guardie jugoslave (graniciari) e da militari di leva. Questa circostanza sfavorevole, però, ha contribuito a mantenere intatta la grotta.

Lo sviluppo planimetrico è di 188 m lungo un asse orientato NO-SE e la profondità di 23,5 m. L’ingresso principale sembra dovuto ad un crollo di volta, poi, appena entrati si percorre un tratto in discesa. Si prosegue poi in salita e quindi in discesa tra grandi massi di crollo. Questa parte è piuttosto spoglia, però, subito oltre un restringimento, la grotta cambia completamente ed appare concrezionata e con diversi tratti suborizzontali. Più avanti ancora, il concrezionamento si fa imponente ed a terra si notano parecchie vasche (gours) piene d’acqua perfettamente limpida. Si notano anche colate, stalattiti e stalagmiti. La grotta prosegue con una bella sala, sempre concrezionata dove le vasche sono meno frequenti (Damiano Cancian e Ugo Stocker, estratto).

 

NOTE STORICHE

Questa grotta è nota da lungo tempo agli abitanti di Boriano (Brje pri komnu) ed il nome indigeno, Jama Vodnica, suggerisce che vi si recassero nei periodi di siccità ad attingere l’acqua copiosa delle vaschette alimentate da un costante stillicidio e da modeste infiltrazioni. Il primo documento scritto sulla grotta risale al 1887 quando Karl Moser effettuò uno scavo, ma con scarsi risultati (Marini 2011). Fu visitata anche dalla Società Alpina delle Giulie l’8 settembre 1898 e un anno dopo, Giuseppe Silliani effettuò il rilievo, come testimoniano anche sigle e date tracciate in quell’occasione e rimaste visibili per lungo tempo nell’ultima sala. Di seguito riportiamo la descrizione dello stesso, presente nel “Duemila Grotte “ (Bertarelli, Boegan 1926).

“Nel calcare bituminoso (eocene inferiore), si apre un foro oblungo, largo 6 m. ed alto 3, mascherato da fitti cespugli. Superato questo primo ostacolo, s’incontra un piano, inclinato c. 30°, di pietre di sfasciume. Fino dove arriva la luce, il rovo, l’edera, la felce ed il musco comune coprono la roccia. Ora lasciando a sinistra un gruppo di tozze colonne, tappezzate da folto muschio, si scende la china suaccennata per 18 m., e dopo aver disceso un gradino di 2 m., si giunge su suolo vario, ineguale ma a base piana, per un percorso di 28 m. Qui l’oscurità è interrotta per un momento da una tenuissima luce proveniente da un camino angusto. Da questo punto la grotta si presenta di una estrema orridezza: il suolo è ingombro di grossi macigni, accavallati gli uni sugli altri, continuando così per 29 m., tanto i massi che le pareti sono coperti da una melma nerissima che li rende lubrici e malsicuri; non si scorge nemmeno la più piccola concrezione e le pareti hanno una colorazione nera, propria di quasi tutti gli antri che giacciono nell’eocene inferiore. Lo stesso fenomeno si riscontra nella grotta delle Torri presso l’Equile Lipizzano e nella grotta di Bac sull’altipiano di San Lorenzo, le quali appunto si aprono nel calcare bituminoso. S’incontra poi un’altra discesa di 17 m., con pendenza di circa 40°, ai piedi della quale trovansi due colonne giallo-rossastre.  Alcuni m. dopo queste, quasi nel mezzo della grotta, scorgesi l’orifizio circolare di un pozzo profondo 3 m., largo più di 4, dal cui fondo emerge una stalammite a forma di sfera levigata e geometricamente regolare, del diametro di m. 1.5, la quale, anziché fissa, sembra essere stata piuttosto deposta ove giace. Dalle due colonne sopra indicate, il suolo, fattosi di nuovo piano, è tutto concrezionato a linee capricciosamente irregolari, fra le quali trovansi alcuni bacinetti d’acqua della temperatura di 11°. La grotta, sino a questo punto, è una galleria variante in larghezza dai 5 ai 15 m., con altezza massima di 10 e minima di 1.5; dove essa propriamente si allarga, è nella sua ultima parte, la sola che offra interesse per le sue formazioni. L’occhio, stanco di vedere continuamente pareti brulle e nere, trova almeno dove posarsi, poiché al primo entrarvi si scorge subito una stalagmite sorgere dal bel mezzo della sala, e più avanti un pilastro gigantesco che sembra sostenere la volta; nella penombra poi una fuga di colonne minori bianco giallicce, poste lungo le pareti e spiccanti sopra lo sfondo rosso oscuro. Con questa camera, larga 22 m. su 43 di lunghezza, raggiungente la massima altezza di 9 m., la grotta finisce. Oltre piccioni e pipistrelli si sono trovate tre sole specie di artropodi: Titanethes albus, Niphargus puteanus e Asellus cavaticus”.

incisioniDurante la Prima Guerra Mondiale gli austriaci la usarono probabilmente per lo stesso motivo degli abitanti dei paesi vicini, considerando pure la possibilità di adattarla a ricovero militare come la non lontana Grotta di Ternovizza. Testimonianze di questa presenza militare potrebbero essere rappresentate dalle incisioni non sempre chiare che si notano su una delle tozze colonne che s’incontrano sulla sx scendendo, prima “del piano inclinato di pietre di sfasciume“.  Come già prima accennato, l’ingresso della grotta è posizionato lungo il confine di Stato, ma dopo le ultime vicende belliche e post-belliche si riteneva potesse appartenere al territorio jugoslavo e solo nel 1959 venne accertato che in realtà era, seppur di pochi metri, in territorio italiano. L’accedervi però richiese molta attenzione e per non valicare la linea di confine era necessario scendere per una scarpata laterale, mantenendosi al di qua del paletto di confine (Elisabetta Predebon, Gruppo Speleologico Sacile, in Studi e Ricerche, numero unico 2011).

 

RILIEVO

Il rilievo della Grotta dell'Acqua. Per apprezzare il suo sviluppo cliccare sull'immagine e si aprirà una finestra con l'immagine del rilievo e della pianta con dimensioni maggiori; i numeri sono i riferimenti tra sezione e pianta.

 

IMMAGINI

Sul link sottostante si possono vedere alcune fotografie della grotta. Cliccando poi sulla singola immagine sarà possibile osservarla in un formato maggiore per cogliere anche i dettagli. 

Foto Gallery Grotta dell'Acqua

Foto Gallery Scuole alla Grotta dell'Acqua: Scuola Rossetti 29 maggio 2015, Oratorio di San Vincenzo 26 Giugno 2015, Scuola Caprin 2014

Altre esperienze didattiche alla Grotta dell'Acqua: Video di Dario Gasparo durante la visita del 26 Ottobre 2014 con il Cai sezione di Camposanpiero

 

FAUNA 

Nella descrizione che appare nel “Duemila Grotte” (Bertarelli, Boegan 1926) si afferma che sono stati osservati piccioni e pipistrelli e tre specie di artropodi: Titanethes albus, Niphargus puteanus e Asellus cavaticus. Oggi si possono osservare pipistrelli appartenenti alle specie Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), e Ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros) che in genere usano la grotta per svernare (una bellissima pubblicazione sui Chirotteri "Un anno da pipistrello" - scritta da Sergio Dolce - può essere scaricata qui; mostra - banner qui).

 

Nelle vaschette dove si raccoglie acqua di stillicidio vivono crostacei anfipodi appartenenti alla specie Niphargus stygius, visibili ad occhio nudo (qualche millimetro di lunghezza), ma anche crostacei microscopici del genere Speocyclops. Sulle pareti e sulle concrezioni bagnate si può scorgere il crostaceo isopode Titanethes albus (vedi le  foto QUI e il video più sotto), mentre nella prima parte della grotta vivono le cavallette cavernicole (Troglophilus neglectus).

niphargus

titanethes

cavallette

 

 

 

 

 

(Altre foto dei Niphargus QUI)                       (Altre foto di Titanethes QUI)                                            (Altre foto di "cavallette cavernicole" QUI) 

 

VIDEO

Video di Dario Gasparo (dal minuto 2 e 30 circa, prima il video mostra la grotta di Ternovizza)

Per approfondire la conoscenza sugli animali che vivono nelle grotte CLICCA QUI

 

APPROFONDIMENTI

Un breve video ci fa vedere chi sono i veri abitatori di questa grotta... GUARDA

Temperature e correnti d'aria nelle grotte di Graziano Cancian. Tratto da "Sopra e sotto il Carso" - Anno Vi, numero 10, pagina 22. LEGGI

Per approfondire la conoscenza sugli animali che vivono nelle grotte CLICCA QUI

 

 

 

DEPLIANT DELLA GROTTA DELL'ACQUA

 

ALTRE GROTTE "DIDATTICHE"

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Grotta Bac

Grotta del Monte Gurca

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Grotta del Paranco 

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