Conosco Marco da trent'anni. Era arrivato in sede, accompagnato da sua sorella, Dodi, e trascinato sull'onda del periodo "aureo" che vedeva la sede del Club Alpinistico Triestino punto di ritrovo di tutta la speleologia triestina. Negli anni '80, ci si trovava ogni sera, in quel "buco" di forma triangolare e con soli 36 metri quadrati, a bere, cantare e, soprattutto, socializzare. Come dicevo, lì potevi trovare tutta la speleologia triestina "attiva" cioè fatta da quelli che le grotte le esploravano davvero... e in tutto il mondo.
Nel suo libro, Marco Bellodi fa un cenno della sua prima apparizione in sede che mi ha fatto molto sorridere, soprattutto, perché mi ha riportato immediatamente a quei tempi e a quei luoghi così importanti non solo per me e per il mio gruppo (Continua)