IN AFRICA CON GLI SCI
Diario di una spedizione rivelatasi tutto sommato una vacanza
Premessa
L’idea era nell’aria già da alcuni anni, da quando Riccardo, girovagando per il mondo in moto, aveva notato delle inconfondibili macchie bianche sulle cime dell’alta catena montuosa che separa la fascia costiera dal desertico interno del Marocco. Tornare in Africa con gli sci! Il suo sogno si avvererà alla fine dell’inverno 2008, dopo aver convinto a fatica pochi amici della propria sanità mentale.
8/3/08 Partenza
Prenotato il volo e contattata tramite internet una guida locale non resta che preparare l’enorme quantità di materiale che dovrà renderci per dieci giorni completamente autosufficienti, avendo letto le sconsolanti relazioni dei viaggiatori che ci hanno preceduto relative alle infrastrutture turistiche nell’interno del Paese.
Il nostro arrivo a Marrakech non si preannuncia nel migliore dei modi. Moreno rischia subito di venir arrestato in aeroporto per aver scattato una foto ad un gruppo di turiste con la macchina di una di loro. Poco dopo ci accorgiamo che il nostro contatto che avrebbe dovuto venirci a prendere per portarci ad Imlil, alle pendici dell’Alto Atlante non c’è e non risponde al telefono.
Contrattiamo brevemente con un tassista che, dopo aver legato il nostro bagaglio appoggiato sul tetto con uno spaghino che non avremmo usato nemmeno come laccio per le scarpe, parte con la sua Mercedes anni ’60 in direzione delle montagne. Poco più di un’oretta dopo la strada più o meno asfaltata finisce ad Imlil, quota 1740 m. Qui cominciamo a prendere contatto con gli abitanti del luogo, Berberi (non Arabi) come tengono subito a precisarci, e dovendo trovare un contatto di riserva, chiediamo nell’ufficio delle guide di Abdou che sappiamo aveva lavorato anni prima per un amico e grazie alla strana (dis)organizzazione che contraddistingue i locali riescono ben presto a contattarlo.
Abdou ci ospiterà nella sua casa i giorni che non dormiremo in montagna e farà da tramite con i ragazzi che con l’aiuto dei muli porteranno i nostri bagagli in quota.
9/3/08 Il nuovo Rifugio Mouflon
Il giorno dopo l’arrivo viene dedicato al trasferimento alle pendici del Toubkal. Caricati i bagagli sui velocissimi muli, fatichiamo non poco a seguirli su per la lunghissima valle che porta ai 3200 m del rif. Nelter, storico rifugio del Club Alpine Francaise recentemente ristrutturato ma già fatiscente e sempre sovraffollato. Con piacere scopriamo che a pochi metri dal Nelter i marocchini hanno appena finito di costruire un nuovo rifugio il “Mouflon” con spaziosi ambienti in stile locale; racconta il gestore Abdul Rahim che è stato costruito portando su tutto il materiale a dorso di mulo in soli 4 anni... incredibile! Probabilmente perché non ancora pubblicizzato e forse perché un po’ più caro del vicino francese, l’ultimo arrivato è semivuoto e così una confortevole cameretta da 4 tutta per noi diventerà la nostra base per 5 notti. Base quasi lussuosa, preparati al peggio (bivaccare in tenda) apprezziamo non poco la possibilità di fare una doccia calda negli ampi servizi, le bottigliette di coca cola dal fornitissimo spaccio interno, l’uso gratuito della grande cucina. L’unico problema il freddo intenso mitigato solo dal fuoco del caminetto in un angolo che diventa ben presto divertente punto di aggregazione per alpinisti provenienti da ogni parte del mondo mescolati a pittoreschi personaggi locali. I nostri spessi sacchi a pelo invernali ci permetteranno di dormire comunque tranquillamente pur con temperature interne prossime allo zero.
10/3/08 gita n. 1: Jebel Toubkal 4167m
Dopo aver passato la serata su cartine e relazioni per decidere una gita tranquilla di assaggio, l’indomani, appena usciti all’aperto succede l’inevitabile. In una fredda e limpida mattinata scopriamo che tutti nello stesso momento abbiamo avuto lo stesso pensiero. “Non sprecheremo mica questa splendida giornata per una gitarella di acclimatamento? Nemmeno 1000 m sopra al Rifugio ci attende ansiosamente il Jebel Toubkal, la cima più ambita!”
Arrivare a quasi 4200m scarsi di fiato non è proprio una passeggiata ma la bellezza dei luoghi, la forza di volontà e soprattutto gli splendidi ampi pendii che ci attendono ci portano tutti sulla cima più alta del Nord Africa. Se salendo da sud-ovest togliamo gli sci poco prima della vetta per attraversare un tratto senza neve e per affrontare poi un traverso un po’ esposto, discesa invece tutta con gli sci per il versante nord-ovest. Partenza ripida su neve dura, poi splendidi pendii discesi tutti su ottimo firn. Condizioni di neve stupende ci accompagneranno per gran parte di questa vacanza. Qui in Atlante l’escursione termica è molto forte, di notte il manto nevoso ghiaccia ma durante il giorno il sole fa il suo dovere. Così, in pratica, basta scegliere l’ora per scendere in base a quanti centimentri di neve molla superficiale si desiderano.
11/3/08 gita n. 2: Tizi n’Ouanoukrim 3840m
La mattina successiva gita di quasi riposo. Seguiamo la valle principale e dopo una caratteristica strettoia imbocchiamo sulla destra un canale dapprima stretto, poi sempre più ampio, che separa i monti Ras ed Akioud fino alla Tizi (= forcella) n’Ouanoukrim, molto panoramica. Discesa senza difficoltà: 600 m con pendenza costante tutta su firn.
12/3/08 gita n. 3: Timesquida 4089 m + Ras 4083 m
Ormai acclimatati affrontiamo la giornata tecnicamene più impegnativa. Seguiamo la valle principale fino quasi alla forcella Tizi n’Ougane dalla quale, sci in spalla, risaliamo il ripido canale sulla destra fino a sbucare su un ampio pendio. Un lungo traverso con poca pendenza porta all’ampia conca dalla quale raggiungiamo per prima la piatta cima del Timesquida, ridiscesi quindi alla conca saliamo in direzione opposta fino alla sella posta una decina di metri sotto il Ras, raggiungendone la cima a piedi per facili roccette.
Dalla sella sotto il Ras è possibile scendere direttamente lo stretto e ripidissimo canale incastrato tra le rocce in direzione nord. Trovandovi però neve molto dura ed irregolare, solo Riccardo trova la decisione sufficiente ad affrontare i quasi 40 gradi del pendio, mentre noi tre preferiamo tornare verso il canale percorso all’andata, comunque impegnativo per i massi da schivare con pendenze sempre sopra i 35 gradi ma perlomeno scendiamo sotto un tiepido sole che rende la neve più facile. Una volta ritornati al vallone principale e ricongiuntici con Riccardo, ritorniamo al rifugio tracciando anche oggi estetiche serpentine sull’ormai abituale firn.
13/3/08 gita n. 4: 4030 m
Decidiamo di salire sulla cima di un quarto quattromila e così, di buon’ora, partiamo per il terzo giorno consecutivo verso sud, lungo la valle principale. Oggi però ben presto, a quota 3280 circa, imbocchiamo un suggestivo canale a destra che porta ad un ampio pendio. Continuando innanzi arriviamo in un’ampia conca da dove dobbiamo scegliere, tra una serie di canali che ci si parano davanti, quello giusto. Con l’aiuto di descrizioni e cartine, scegliamo non l’ovvia prosecuzione del canale iniziale ma una meno evidente forcella posta circa nella parte centrale della conca. Scelta azzeccata, ben presto arriviamo ad una forcellina ad un centinaio di metri sotto la cima. Qui lasciamo gli sci e proseguiamo con ramponi e piccozza traversando dapprima un ripido pendio poi per panoramica cresta fino alla cima. Discesa per la stessa via di salita, con qualche rammarico. Le condizioni di innevamento più che buone di quest’anno ci avrebbero infatti permesso di scendere dalla cima direttamente con gli sci (se solo li avessimo portati su!). Ritorno al rifugio con neve più dura ed irregolare del solito, per una leggera velatura che annuncia la perturbazione in arrivo di lì a poco.
Quando sei in mezzo ai monti, tra rocce e neve, ti senti a casa e può capitare di dimenticare dove ti trovi. Se poi ti distrai al punto di cadere può succedere che accorra in tuo aiuto una strana visione: un vero tuareg con tanto di turbante blu ma con gli sci invece del dromedario che ti ricorda immediatamente dove sei!
14/3/08 Imlil
Oggi bufera! con grande dispiacere per qualcuno che voleva salire ancora qualche centinaio di metri in attesa dei ragazzi con i muli che verso metà giornata ci vengono a prendere per scendere ad Imlil.
Tenendoci sulla destra del vallone principale riusciamo a scendere con gli sci fino a quota 2600 circa su lingue di neve che si trova però in buone condizioni solo fino a quota 2900, diventando poi via via sempre più marcia.
15/3/08 Tacheddirt (2314 m)
Da Imlil sono solo 560 m di dislivello ma sono necessarie 4 ore per raggiungere a piedi, i bagagli caricati sugli impagabili muli, il lontanissimo paesino di Tacheddirt, poche centinaia di anime che vivono in questo luogo sì suggestivo ma praticamente isolati causa l’assenza di una strada decente, senza corrente elettrica (che sta però arrivando), in case fatte di mattoni di fango. Tra le poche case in muratura il rifugio del CAF francese e quello marocchino appena finito di costruire. Quest’ultimo si rivela ben più che un rifugio, si tratta di un vero e proprio albergo con lussuose terrazze e spazi comuni, bagni con docce, servizio di pensione completa, alcune camere con lenzuola e bagno interno, corrente fornita da un generatore. Noi optiamo per la sistemazione spartana, occupiamo una semplice ma accogliente cameretta dotata di quattro materassi a terra con cuscini e coperte e usiamo la loro cucina per cuocere i cibi che abbiamo portato con noi (richiesto un piccolo contributo per l’uso del gas). A proposito di fornelli, di quelli che abbiamo portato con noi, solo quello a benzina è risultato utilizzabile, vari tipi di bruciatori avvitabili su bombole con filetto sono rimasti inutilizzati essendo in vendita ad Imlil solo le storiche bombolette Camping Gaz da bucare.
16/3/08 gita n. 5: Iguenouane 3877 m
La mattina alle prime luci dell’alba partenza direzione Iguenouane. Con un dislivello di quasi 1600 metri da affrontare, dei quali 500 senza neve, diamo volentieri qualche euro ad un ragazzo che carica sul mulo scarponi sci e zaini scaricandoceli al limite inferiore della neve, che si aggira sui 2800 m. In salita la neve ghiacciata rende indispensabile l’uso dei rampant. Quasi 5 ore per arrivare sull’anticima, poi in cima percorrendo a piedi poche decine di metri di cresta senza difficoltà. Nel frattempo il sole sta scaldando a dovere, regalandoci meravigliosi 1000 metri di sciata su firn giù per ampi e ripidi pendii.
Sfruttando l’accumulo di neve di una vecchia valanga riusciamo a scendere il canale fin circa quota 2600. Ritorno al rifugio sotto un cocente sole africano.
17/3/08 gita n. 6: Tizi (= forcella) Likemt 3555 m
Be’, confronto a ieri oggi abbiamo una gita di tutto riposo! Solo 1250 metri ci separano dalla meta. Dobbiamo essere però di ritorno entro ora di pranzo, dovendo iniziare il lungo viaggio che ci riporterà a Trieste. Saliamo nella Irhzer (= valle) n’Likemt: guardando i monti dal rifugio l’ampio vallone subito a destra di quello che ci ha portato sull’Iguenouane. Risaliamo a piedi fino a quota 2800 circa, poi con gli sci e rampanti su neve ghiacciata fino alla panoramica forcella, dalla quale (volendo) è possibile salire a sinistra o a destra senza difficoltà su cime di oltre 3600 m. Discesa lungo la via di salita o, come scelgono Riccardo e Moreno, percorrendo un bel canale un po’ più ripido trovato percorrendo a piedi dalla forcella un breve tratto di cresta in direzione SO. Ciliegina sulla torta. L’ultima gita di questa vacanza su un firn semplicemente perfetto! Un po’ stretti con i tempi ci facciamo venire a prendere con l’auto dall’efficientissimo Abdou. Lasciare Tacheddirt si rivela la parte forse più pericolosa di tutta la vacanza. La vecchia R4 stracarica fatica non poco a percorrere la dissestata ed espostissima mulattiera che porta ad Imlil e ci fa rimpiangere la collaudata soluzione a piedi + bagagli sul mulo (la vera “Berber car”).
18/3/08 Ritorno
Il viaggio nel tempo sta per finire! Ultime ore passate ad Imlil cercando con tutti i sensi di catturare sensazioni per portare con noi quel qualcosa di questo mondo che in qualche modo sentiamo familiare, un mondo che appare tanto diverso dal nostro ma pensandoci bene forse è solo rimasto fermo ai tempi delle nostre bisnonne. Ci guardiamo attorno come guardando una stampa d’epoca, certi che tra non molto tutto verrà stravolto, cambierà, speriamo in meglio ma non ne siamo troppo sicuri. Anche qui la globalizzazione creerà nuovi bisogni e già si vedono le prime parabole per la Tv satellitare sui tetti di case in terra dove è da poco arrivata l’elettricità e l’acqua si va ancora a prendere alla fontana, alla quale si lavano anche i panni.
E’ un paese in trasformazione, con forti contrasti, dove se chiedi un pezzo di pane, dopo aver aspettato il tempo che serve, ti viene consegnato bollente dalle manine della ragazzina che lo ha appena sfornato ma anche dove bambini rubano il tempo ai campi e alla scuola per guadagnare qualcosa improvvisandosi portatori per potersi comprare l’ultimo telefono cellulare.
Sulle montagne più isolate intanto altri bambini rischiano di perdere la dignità elemosinando dolciumi agli stranieri e tu speri che l’odore acre della plastica lasciata in giro dai turisti e bruciata in bidoni all’aperto tra campi e frutteti non sia l’inizio della fine di un equilibrio con la natura durato centinaia di anni troppo delicato per reggere l’impatto con la nostra (in)civiltà.
Ci illudiamo che l’Hotel costruito a Tacheddirt dove piuttosto servirebbero strade e scuole sia un inizio e che la volontà e spirito d’iniziativa vista in molti riesca a costruire un nuovo equilibrio dal quale tutti possano trarre qualche vantaggio.
Ce ne stiamo andando ...e chissà, forse torneremo in Atlante tra qualche anno. La speranza è di trovarvi allora una realtà cambiata in meglio, ma non snaturata completamente in funzione del progresso e falsificata per le finalità del turismo. Utopia? Probabile.
Hanno partecipato: Riccardo Ostoich, Tommasini Moreno, Christian Giordani e la scrivente, Daniela Perhinek
Informazioni utili
Contatto ad Imlil: Abderrahim Id Boussalem (Abdou) - Imlil - B.P. 28 Asni – Marrakech – Maroc
Tel. 00212 – 067 234851 - E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Rifugio zona Toubkal:
Gite Camping “les Mouflons” Tel.: (00212) 063 763713 / 063 763109 / 063 763327 / 061 213345
E-mail : Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Cartografia: Toubkal & Marrakech 1:50.000 ed. Cordee (www.cordee.co.uk)
Link utili:
http://www.planetmountain.com/snow/Marocco/01.html
http://www.imlil.org/index.htm
http://www.ilmeteo.it/portale/meteo-africa?citta=Parque%20National%20de%20Toubkal
http://www.snow-forecast.com/resorts/Oukaimeden