Pozzo asilo nido Zucchero Filato

Premessa storica

Nella seduta consiliare del 14 novembre 1879 la Delegazione municipale del Comune di Trieste formulava la seguente proposta:
 “Il Consiglio voglia nominare dal suo seno una Commissione di 9 membri, presieduta dal signor Podestà, la quale abbia ad occuparsi del modo di provvedere d’aqua la città e sia autorizzata, quando lo credesse opportuno, di aggregarsi delle persone versate in materia, estranee al Consiglio, in via consultiva “.

Con questo atto veniva nominata la Commissione incaricata ai provvedimenti d’acqua ed alla “asportazione delle egestioni urbane”.
 Il problema dell’approvvigionamento idrico, per la città di Trieste, era una vera spina nel fianco. L’amministrazione comunale aveva da sempre cercato di trovare una soluzione definitiva. Nel 1857 era giunta ad un accordo con la “Società d’Aurisina” per fruire di parte dell’acqua proveniente dalle sorgenti di Aurisina (S. Croce).

La Società d’Aurisina aveva però l’obbligo di fornire alla Ferrovia Meridionale un quantitativo giornaliero di mc 632 e solamente l’acqua eccedente questo quantitativo poteva essere convogliata in città per uso pubblico. Non sempre però quest’acqua era disponibile, difatti in periodi di magra non si era riuscito a pompare il quantitativo necessario per gli usi della ferrovia. Questo accadde pure nell’anno 1868 quando la siccità, durata ben tre mesi, prosciugò la sorgente. 

piantina roiano

Per ovviare a tali situazioni si cercò l’acqua nelle viscere della terra, a questo scopo venne esplorata una cavità nei pressi del Monte Spaccato, dove si raggiunse la profondità di -255 m (a soli 89 m sopra il livello del mare). Questa grotta verrà chiamata “Grotta della Speranza” in quanto si cercava l’acqua sotterranea in un luogo più prossimo a Trieste. Nel 1866 con la morte di quattro operai, causata dal ristagno dei fumi dello scoppio di una mina sul fondo della grotta, la cavità venne ribattezzata “Grotta dei Morti” ed i lavori abbandonati ed i resti dei quattro operai rimasero nella grotta. Bisognava comunque trovare una soluzione. Venne subito accantonata l’idea di realizzare delle cisterne per l’acqua, se non sul territorio carsico, in quanto si sarebbe affrontato un costo troppo elevato per i risultati che si sarebbero ottenuti.

Uno dei principali provvedimenti attuati, sino al 1882, fu quello dell’escavazione di pozzi. La Commissione del 1879 decise la “costruzione di un sistema di pozzi, quale provvedimento precario, e vista la insufficienza di uno studio esauriente del sottosuolo della città e del suburbio, tanto in linea geologica che idrologica, fu deliberato di incaricare l’Ufficio tecnico di iniziare questo studio con una serie sistematica di scandagli e perforazioni, ed a seconda delle emergenze provvedere alla costruzione di pozzi”.

piantina roiano particolareFurono controllate e sondate le vallate di S. Giovanni, di Rozzol, Servola e Roiano. Furono eseguiti assaggi e perforazioni pure sulle alture di San Giacomo, Chiadino, Cologna e Scorcola. La Sottocommissione incaricata dei lavori esegui sondaggi e scavi “dovunque insomma le nozioni geologiche, gli indizi materiali, o la voce pubblica accennassero a qualche filo d’acqua”. 
Nelle zone alluvionali delle vallate furono scavati dei pozzi chiamati “abissiniesi” o “americani”. I luoghi sondati furono 32 furono eseguite 82 perforazioni, ma l’acqua venne trovata solamente in 13 luoghi.

Dalle analisi risulto potabile e “di prima qualità” solamente l’acqua ricavata da tre pozzi.

Le perforazioni di pozzi a Roiano

In altri 4 posti tra cui, a Roiano, in una campagna degli eredi Sigon, l’acqua venne definita “ancora potabile ma di qualità più o meno scadente”, la portata fu calcolata in 10 mc nelle 24 ore. Sempre a Roiano venne scavato un pozzo sul “fondo Erariale presso l’ex Lazzaretto”, questo pozzo dava dai 3 ai 4 metri cubi nell’arco delle 24 ore.

Il Sottocomitato decise di realizzare tre pozzi abissiniesi tra cui quello dell’ex Lazzaretto. Per realizzare il pozzo abissiniese di Roiano venne impiegata la somma di 140 fiorini.

Le perforazioni di pozzi nella zona di Pendice Scoglietto

piantina perforazioniNel piano cartografico “Coll’indicazione dei siti ove vennero praticati assaggi del sottosuolo per rilevare se vi fosse dell’acqua per interinali provvedimenti”, datato 4 dicembre 1881, allegato alla “Relazione all’inclito Consiglio Municipale della Commissione Speciale incaricata di studiare i Provvedimenti d’aqua per la città di Trieste” vediamo che nella zona di Pendice Scoglietto – Vicolo dell’Edera vennero effettuate quattro perforazioni che non dettero il risultato sperato ovvero non fu trovata l’acqua o, se rinvenuta, non era stata ritenuta potabile.

Il censimento austroungarico del 1916

Alcune notizie documentate dei pozzi che si trovavano a Trieste sono datate al 1916 quando, a seguito dello stato di guerra in cui versava la città, furono censiti tutti i pozzi presenti a Trieste. pozzo a roianoA quell’epoca si combatteva, sulle pietraie del Carso goriziano, una fase molto delicata della prima guerra mondiale. Dopo l’occupazione della città di Gorizia, da parte dalle Regie truppe italiane, la guerra stava ormai interessando il Carso triestino e la zona del monte Hermada. L’Hermada era l’ultimo baluardo di resistenza delle truppe austroungariche, una sua caduta avrebbe permesso alle truppe italiane la presa della città di Trieste. 
Le navi cannoniere italiane che si trovavano in Adriatico sempre più spesso bombardavano lo stabilimento posto alle Sorgenti di Aurisina, acquedotto che riforniva la città di Trieste di acqua potabile.
Per ovviare ad una possibile mancanza d’acqua, dovuta ad un’interruzione forzata a seguito dei cannoneggiamenti, venne eseguito il censimento di tutte le fonti idriche presenti nella città di Trieste.
 La principale di queste fonti erano i pozzi scavati in numerosi punti della città. All’epoca la maggior parte delle case cittadine aveva in giardino o in cantina un proprio pozzo.

Il pozzo nell’ asilo “Zucchero filato” di Vicolo dell’Edera

Le prime notizie documentate dei pozzi che si trovavano nella zona di Pendice Scoglietto – Vicolo dell’Edera sono datate al 1916 quando, a seguito dello stato di guerra in cui versava la città, furono censiti tutti i pozzi presenti a Trieste.
 Un elenco redatto all’epoca ci permette di leggere che nella zona di Pendice Scoglietto – via dell’Edera vi erano 2 pozzi che potevano fornire alcuni metri cubi di acqua al giorno.

Non possiamo stabile la qualità dell’acqua, o almeno se questa era potabile perché nella relazione austriaca, in cui troviamo una specifica voce che evidenziava la qualità dell’acqua, vi è un punto di domanda e non troviamo neppure indicato se i pozzi erano provvisti di pompa.

Il censimento del 1944

Un altro censimento sulla consistenza numerica dei pozzi a Trieste venne effettuato durante la seconda guerra mondiale.
 Dopo l’otto settembre 1943, il territorio della Provincia di Trieste venne occupato dall’esercito tedesco ed il territorio, unitamente alle province di Udine, Gorizia, Istria, Fiume ed i territori annessi di Lubiana vennero incorporati, a partire dall’ottobre 1943, nella Zona di Operazioni Litorale Adriatico sotto il diretto comando tedesco.

Nel 1944, dopo il bombardamento del 10 giugno, il comando tedesco prese in considerazione che l’acquedotto del Randaccio, quello che all’epoca forniva d’acqua la città di Trieste, potesse essere colpito da un’incursione aerea. Per questo motivo censirono nuovamente i pozzi esistenti sul territorio.

Per la mappatura dei pozzi usarono, come base di partenza, il vecchio elenco eseguito nel 1916. Dalla lettura del nuovo elenco troviamo che sul territorio vi erano 1210 pozzi e 63 cisterne, quest’ultime ubicate sul territorio carsico, solamente nel territorio di Guardiella che comprende la zona di Pendice Scoglietto - Vicolo dell’Edera si trovavano 190 pozzi.

pozzo asilo nido

piantina zona asilodiscesa pozzo asilo

 

 

 

 

 

 

 

L’esplorazione del pozzo dell’Asilo nido Zucchero filato

In previsione della presenza di acqua all’interno del pozzo è pure intervenuta la sezione Speleosub del CAT.
 Alcune testimonianze orali raccontano che all’interno del comprensorio dell’Asilo nido un tempo vi erano due pozzi. Il primo dei quali risulta ora ostruito e non più individuabile se non nella memoria storica che lo indica ubicato sul pastino superiore, del pozzo esplorato, a una distanza di pochi metri.

Il secondo, quello da noi esplorato, si presenta dal lato strutturale in perfetta efficienza ed è stato messo in sicurezza, molto probabilmente dalla ditta incaricata alla ristrutturazione dell’adiacente edificio che ospita l’asilo, con la completa e solida chiusura del suo orifizio.
Da una testimonianza orale, raccolta anni fa, venne segnalata la possibilità che all’interno del pozzo vi fosse un cunicolo con relativo passaggio verso un’uscita nascosta.

L’esplorazione del pozzo, dall’ingresso alla base detritica non ha evidenziato nessun passaggio o collegamento con altri vani e gallerie.
 Si sarebbe potuto aspettare che il pozzo, privo d’acqua, sarebbe stato usato nel 1944 quale pozzo d’aerazione della sottostante galleria antiaerea pubblica denominata “Pendice Scoglietto” avente un ingresso all’inizio della omonima via e con ulteriore ingresso presso la Scala Margherita.

Non risulta che detto pozzo venne utilizzato in quanto il pozzo d’aerazione della galleria è tuttora visibile, protetto da un rivestimento in cemento armato, alcune decine di metri più in basso nel sottostante giardino pubblico.

 

disegno pozzo asiloCaratteristiche del pozzo dell’Asilo nido Zucchero filato

Dal lato architettonico il pozzo si presenta come un cilindro quasi circolare formato da conci di arenaria, il suo diametro varia da m 1,65, ad un metro dalla superficie, sino a m 1,82 sul fondo detritico.
 Il pozzo che si presenta privo d’acqua è profondo m 6,90 ed è ornato da una vera in pietra calcarea. Il primo tratto del pozzo, sino alla profondità di m 1,50, è realizzato in mattoni.

 

Maurizio Radacich

 

FOTO GALLERY DELL'ESPLORAZIONE