La zona d’operazioni “Litorale Adriatico”
Dopo l’8 settembre 1943, con la firma dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, il territorio viene occupato dalle truppe tedesche. Il 15 ottobre 1943 la popolazione apprese, leggendo il quotidiano Il Piccolo, che Trieste, assieme ad altre città, tra cui Lubiana, Fiume, Udine e Gorizia, erano state inserite in una nuova entità territoriale, non più sottoposta alla giurisdizione italiana ma sotto il comando tedesco. Questa nuova giurisdizione territoriale era chiamata “Adriatisches Kustenland” (Zona d’Operazioni Litorale Adriatico). I poteri civili di questa nuova entità territoriale erano stati assunti da Friederich Rainer, Gauleiter della Carinzia. Trieste divenne sede di questo nuovo “governatorato”.
A capo della polizia e per proseguire nella lotta anti partigiana venne chiamato a Trieste il Gruppenfuherer delle SS Odilo Lotario Globocnik (nato a Trieste, nel rione di San Giovanni, nel 1904. Il Globocnik, che aveva i propri uffici presso il palazzo di Giustizia, requisì per adibirla a propria abitazione la villa di Angelo Ara, sita in via di Romagna, dove oggi troviamo un condominio contrassegnato dal numero civico 28.
Il ricovero antiaereo tedesco
Subito dopo aver istituito la “Zona d’Operazioni Litorale Adriatico” i tedeschi iniziarono a realizzare numerose opere di difesa. Incaricati di questi lavori erano le ditte che collaboravano con l’organizzazione tedesca della Todt. Tra i tanti lavori che furono eseguiti sul territorio, i tedeschi, vollero iniziare la realizzazione di un ricovero antiaereo per i propri soldati ed impiegati civili che operavano nella zona del Tribunale. La realizzazione di questo ricovero non era prioritaria, in quanto al suono della sirena d’allarme i soldati si riparavano, assieme alla popolazione civile italiana, nella costruenda galleria “comunale”. A tale scopo avevano provveduto a realizzare, a proprie spese, l’impianto d’illuminazione del ricovero. Per questo motivo la galleria “comunale” aveva l’impianto elettrico a filo di rame nudo (ad uso tedesco) e non a filo di piombo, come tutte le altre gallerie antiaeree comunali.
Allo scavo del ricovero partecipavano non meno di tre ditte, questa diversificazione era resa necessaria dal fatto che ognuna di esse doveva ignorare l’operato delle altre. Questa segretezza, nella costruzione del ricovero, era stata imposta dal generale Globocnik, che aveva pensato di realizzare un “passaggio segreto” tra la sua abitazione ed il Palazzo di Giustizia. Difatti l’ingresso al ricovero (che si apriva nel marciapiede di via Fabio Severo nei pressi della strada di collegamento con quella di Romagna) ed il cunicolo che portava al Palazzo di Giustizia fu realizzato dalla ditta del geometra Gerdol che lavorava per conto della Todt. Alla costruzione della galleria centrale, con le diramazioni laterali, dell’articolato complesso antiaereo tedesco era incaricata, molto probabilmente, la ditta della Todt Ing. Mazorana & Co. Il cunicolo di collegamento, che portava alla Villa Ara, abitazione del Globocnik, al soffitto di una galleria laterale del ricovero antiaereo, fu eseguito dalla ditta Schwarz, che operava sempre per conto della Todt.
Dopo il bombardamento del 10 giugno 1944 la costruzione del ricovero divenne prioritaria. Per questo motivo i tedeschi imposero ai lavoratori della ditta Colombo di affiancarsi alla ditta della Todt per scavare, con largo uso di mine, il ricovero antiaereo tedesco. Alcune scritte trovate nel cunicolo di collegamento, usato dai militari tedeschi, con la via Fabio Severo, (IV ingresso, dove oggi vengono effettuate le visite) fanno presumere che nel dicembre del 1944 i principali lavori di costruzione fossero terminati. Sicuramente i lavori di rifinitura proseguirono fino al termine della guerra ed a causa di ciò non furono mai terminati, lo riprova il fatto che non furono mai installati i generatori di corrente, sebbene in due luoghi siano evidenti i basamenti in cemento. Per l’illuminazione del ricovero antiaereo, i tedeschi, avevano un allacciamento con l’allora azienda municipale ACEGAT. Difatti, nei pressi dell’ingresso, lungo il cunicolo di collegamento alla galleria principale del ricovero, fu installato un quadro elettrico, tuttora esistente. Per la luce ausiliaria, che era attivata in mancanza della corrente elettrica, erano usati degli accumulatori sequestrati ai pescherecci che prima della guerra praticavano la pesca con le lampare.
L'ingresso al ricovero antiaereo era vietato a tutto il personale non tedesco. Nessun italiano era autorizzato ad entrarvi, fatta eccezione per un elettricista della ditta Luigi Presel, che aveva l’incarico di cambiare le lampadine fulminate, e per poche altre persone che lavoravano per i tedeschi. La più grande preoccupazione per i tedeschi, nella gestione del ricovero, era data dall’alto tasso di umidità che ristagnava nelle gallerie. Per questo motivo decisero di ricorrere all’espediente di usare dei bracieri, alimentati da carbone coke, per asciugare l’ambiente. Una grave carenza di tutti i ricoveri antiaerei tedeschi era data dalla mancanza di ricambio dell’aria. Per questo motivo il gas combusto dei bracieri era convogliato, tramite un estrattore, nella galleria “comunale” con grave problema di asfissia dei presenti. Presso l’Archivio Generale del Comune di Trieste troviamo ampia documentazione sul fatto che il Podestà Cesare Pagnini si adoperò, presso il Deutscher Berater (Consigliere tedesco di collegamento tra il Comune ed il Gauleiter Rainer), per impedire l’uso dei bracieri nel ricovero tedesco.
Nella notte del 29 aprile 1945 il Gauleiter Rainer e il generale Globocnik abbandonarono la città di Trieste diretti in Austria, dove furono poi catturati dai soldati alleati. Il 30 aprile 1945 iniziò l’insurrezione di Trieste ad opera del Comitato di Liberazione Nazionale. Il 1° maggio Trieste vide l’ingresso delle truppe partigiane jugoslave che volendo costringere i soldati tedeschi alla resa circondarono gli ultimi capisaldi germanici. Tra questi c’era il Palazzo del Tribunale che era collegato al ricovero antiaereo. Non troviamo traccia di un tentativo d’entrata, da parte dei soldati jugoslavi, nel corridoio di collegamento con il Tribunale, probabilmente nessuno sapeva di questo passaggio. La lotta in città fu breve, i soldati germanici si arresero alle truppe neozelandesi, che nel frattempo erano entrate a Trieste.
Terminava dopo venti mesi l’occupazione del territorio da parte dell’esercito tedesco.
Il complesso del Colle di Scorcola