Una grotta appena riarmata, fittonata di fresco con un armo doppio creato posta per fare le uscite dei corsi, non poteva rimanere così sporca. Andava ripulita. E il 13 febbraio è stato il giorno della grande pulizia. La pulizia della Grotta dell’Elmo , la Vg 2696. 19 speleologi e 4 aiutanti esterni hanno lavorato tutta la mattinata, sempre con il sorriso, per riportare alla sua originaria bellezza la Grotta dell’Elmo, 100 metri di profondità e 70 di sviluppo, una fenditura nella roccia all’interno della riserva naturale del Monte Orsario, un ampio pozzo, dove si celano piccole nicchie che proteggono alcuni nidi di colombi selvatici, che si conclude in una grande caverna, ben concrezionata.
Le immondizie erano ovunque: sparse sotto l’apertura del pozzo, sulla china detritica, in piccole “sacche” laterali. Abbiamo trovato, e raccolto, di tutto: una Vespa Primavera 125 quasi integra, a cui mancava ovviamente il numero di telaio, metri e metri di pellicola cinematografica, centinaia di lattine- con reperti storici come la Coca Cola delle Olimpiadi di Mosca del 1980- e poi pezzi di un televisore, bidoni di olio di semi, ingranaggi a cremagliera, elementi di qualche vecchio macchinario da cava e tanto vetro. Dalla grotta sono usciti 14 sacchi speleo, di cui 5 grandi, pieni: 11 sono stati portati su in corda dagli speleologi e gli altri sono risaliti con il big bag, un borsone enorme in materiale plastico creato per spostare il materiale edile con la gru. Il big bag, che conteneva anche la vespa, è stato tirato su a mano, con un tiro alla fune a cui abbiamo partecipato tutti. Il coordinamento di noi, novelli marinai-galeotti di una galea dove non si remava ma si tirava, è andato al Capogita per antonomasia, Moreno. Che, per fortuna, alla fine era soddisfatto del lavoro. “Sono contento di come è andata. Abbiamo recuperato circa 2 metri cubi di materiale, tutti si sono dati da fare e c’è stato uno splendido spirito di collaborazione”, ha dichiarato alla fine, accennando un lievissimo sorriso. Anna Pugliese