Si, il titolo è corretto: su e giù per la Grotta Gigante di corsa ovvero 1000 gradini! E’ da alcuni anni che il CAI CIM (Club Alpino Italiano – Corsa In Montagna) organizza questa bizzarra ed affascinante competizione. La Grotta Gigante la conosciamo tutti a Trieste, …spero,ma vederla dal punto di vista agonistico è riservato a pochi, pochi coraggiosi ed allenati scatenati atleti. L’appuntamento è sempre per una domenica di fine novembre, partenza alle 10 del mattino all’ingresso della Grotta Gigante, Prosecco, Trieste.
Dopo il rituale della conferma delle iscrizioni, la verifica del certificato medico , il ritiro del pettorale ed aver scambiato quattro parole con gli amici ognuno si avvia a preparare il proprio riscaldamento in vista della competizione. Limite massimo 250 iscritti per ovvie ragioni organizzative. Come detto alle 10 in punto parte la gara fuori dalla “reception” della Grotta Gigante con la partenza di ogni concorrente ogni 30 secondi secondo il numero di pettorale che corrisponde al numero progressivo di iscrizione online. Quest’anno era presente anche un socio del CAT, io…, anche se la prima partecipazione è stata nel 2011. I primi 700 metri sono lineari attraverso i campi limitrofi per poi tuffarsi improvvisamente nell’abisso della grotta, dove nel caso si facesse il giro della stessa, sarebbe l’uscita. Dalla rassicurante luce del sole, o delle nuvole basse come quest’anno, ci si ritrova subito immersi nel buio tipico delle cavità ipogee con gli scuri, umidi e tutti diversi gradini che ti fanno capire quanto devi stare attento alla discesa con velocità tipica della corsa. Ognuno dosa la corsa con propria energia, velocità, andatura e spericolatezza. C’è chi ha trentanni, ”di cui trentuno”, di esperienza di corsa in montagna (salite e discese) e chi come me si gode solamente la particolarità della manifestazione stando attento a non farsi male e con la consapevolezza di allenamenti non sufficienti ad ottenere grossi risultati dovuti alla famiglia, al lavoro e alla “scoperta della corsa” in età avanzata.
Nel tratto in discesa il concorrente partito due numeri dopo di me mi ha superato con una tale leggerezza da farmi avere un colpo al cuore quando l’ho visto correre saltando due, tre, quattro gradini alla volta e bisogna ricordare che sono scivolosi ed è buio! Il percorso è monitorato da diverso personale e questo tranquillizza non poco. Stando attenti a dove si mettono i piedi non c’è tempo per guardarsi attorno, sarà per la prossima volta, ti dici ma sai già che anche la prossima volta se corri non puoi permetterti di fare il turista! Dopo la discesa c’è un brevissimo tratto rettilineo che corrisponde al punto più basso del percorso riservato alla visita di questa meravigliosa scultura naturale ma si realizza subito che è troppo breve per prendere un attimo di fiato ed infatti ecco la rampa finale, la bestia!
Se durante la visita turistica ci si stupisce, entrando, della profondità della Grotta, della scalinata ripida e dell’umidità presente sugli scalini, vedere questa rampa quasi verticale, in zig-zag dal basso, fa davvero paura… il fiato comincia a mancare, le gambe pesanti si fanno sentire, cosi come la tanta l’umidità presente nell’aria e i cartelli messi sul percorso non aiutano moralmente, -450, -400, -350, -300 ... A chi non ha mai fatto questa manifestazione viene consigliato di vestirsi poco perché “la sotto” fa caldo, tanto caldo, troppo caldo dopo che hai corso in orizzontale, in discesa ed ora anche in salita! I 500 scalini in salita si fanno camminando, i più forti li corrono, ma io sono riuscito a farne di corsa solo il primo quarto, poi ho rallentato finchè dopo attimi che sembrano ore vedi la luce li su, la luce del giorno e pensi … “è fatta!” ancora un paio ed è finita. Ti trascini su per i corrimano agognando la vetta che questa volta corrisponde al suolo, alla terra che normalmente calpesti… che strano! Noooo!!! La luce non porta all’uscita ma c’è ancora un’ulteriore rampa di gradini, l’ultimo, vero scoglio prima del rassicurante “bip” del tappeto nero dei cronometristi. Ora è veramente finita, fatta, fine, “done”, “it’s over”.
Il fiatone è talmente tanto forte che non vedi neppure il tabellone lumisono posto a due metri dall’arrivo con il tempo che hai fatto. Cerchi un posto dove sederti, dove camminare per recuperare ma cerchi soprattutto i tuoi amici con cui condividere questa stupenda “impresa”. Generalmente alla fine delle gare podistiche ci si scambia il tempo di arrivo, i commenti sul percorso, le condizioni fisiche ma qui è secondario, si sentono solamente frasi del tipo “l’ho fatta!”, “…fatta anche stavolta”, “…la pensavo meno impegnativa”, “… che figata!”, “…il prossimo anno la rifaccio!”, eccc. Stai ancora cercando di capire se hai ancora i polmoni dentro di te che subito sei innondato da un profumo (si, profumo! ) di Jota. La pioggia ha rovinato quest’anno un po’ la festa finale. Si è abbattuto infatti un gran acquazzone e un fuggi fuggi di magliette colorate si è visto attorno al quello che era la partenza-arrivo-reception-ristoro-luogo d’incontro. Anche quest’anno ho incontrato la Grotta Gigante in maniera diversa, tanto diversa da quando la “camminavo” ascoltando le spiegazioni delle guide. Fatta anche per quest’anno. Un grazie sentito a tutta l’organizzazione del CAI CIM!
Maurizio Bressan